2017 «I tabù del mondo» Massimo Recalcati di Rosa Vitale

I tabù del mondo
di Massimo Recalcati
Einaudi, 2017Il testo di Recalcati raccoglie gli articoli da lui pubblicati negli ultimi anni sul quotidianoLa Repubblicanell’omonima rubrica settimanale e indaga il rapporto tra tabù, limite e suo trascendimento nella società attuale.Fa ricorso ad episodi della religione,ai grandi autori della letteratura e a figure mitologiche, storiche o letterarie che aiutano il lettore ad incontrare nuove prospettive di lettura odierna dei tabù.Vengono fatti riferimenti, tra gli altri, ad Ulisse, Antigone, Edipo e Caino, insieme a Paolo di Tarso, Pasolini, Dostoevskij, Sartre, Freud e Lacan.Due sono le versioni del tabù che vengono considerate: il tabù come oppressione e divieto nella vita quotidiana e il tabù come indice simbolico, come memoria della Legge della parola, che ci ricorda che la vita non ci appartiene del tutto.Nella prima versione, superstiziosa, del tabù, il suo superamento diventa indispensabile per una società che nel cercare la verità voglia progredire. Nellaseconda accezione il tabù rappresenta il confine, il limite necessario alla vita umana.Ogni limite è in stretto contatto con una irresistibile passione che spinge a violarlo.Questo libro vuole indagare quale sia la passione, l’hibris, con cui il confine creato dal tabù entra in contatto. Può essere la passione dell’avaro o del collezionista, del feticista, dell’anoressica o del perverso: tutti oltrepassano un limite, come anche alcune figure del mito o della storia che si trovano a vivere tra il limite da un lato e la spinta alla sua violazione dall’altro.

Il nostro, in particolare, sembra essere il tempo in cui tabù e limiti tendono ad essere annullati, visti come segno di repressione delle libertà. Si è forse passati dalla liberazione illuministica da tutti i tabù al crearne uno nuovo: è vietato avere tabù.

Recalcati colloca negli avvenimenti tragici del Novecento la genesi di una sorta di distacco del genere umano verso tutto e verso tutti che si manifesta sempre più nell’ annullamento del senso del tabù. Educazione, pittura, politica, gratitudine, morte e preghiera: nella società odierna sono nuovi tabù?Come sorge, allora, il senso della Legge?

In Totem e tabù di Freud il parricidio cruento del Padre dell’Orda, padre titanico, geloso e crudele che tutto si permette, esita nel rimorsodei figli-fratelli cui tutto veniva negato. Il padre, temuto ed amato, viene ucciso e divorato portando alla instaurazione del totem che incarna un’autorità simbolica che proibisce l’incesto e fa nascere il senso di Comunità. Il parricidio primordiale genera, così, la Legge.

In Edipo, invece, la Legge viene infranta e porta il protagonista all’incesto e alla propria distruzione poiché ha voluto riempire un vuoto lasciato dal padre morto. Nella società attuale non è nemmeno questo il rischio: semplicemente, ciò che è tabù non esiste seguendo una visione libertina della vita.

Recalcati, richiamandosi a Freud e a Lacan, esamina cosa ci sia alla base della violenza prendendo in “prestito” le figure di Narciso e di Caino. L’illusione di Narciso è di voler cancellare il tabù della dipendenza dell’uomo dall’Altro. Egli vuole autorealizzarsi e nel farlo cerca di coincidere con l’Io che immagina di essere. Vorrebbe colmare la distanza che lo separa dalla propria immagine, ideale, ma corre un rischio mortale volendola idolatrare. La sua è una passione senza limiti e per questo la violenza umana sarebbe nata, come anche per la psicoanalisi, sulla base del mito di Narciso. Prendendo in esame la figura biblica di Caino, se ne evidenzia l’incapacità di sperimentare l’alterità. Caino è in perfetta simbiosi con la madre, non c’è più la mediazione simbolica del padre. L’alterità, rappresentata da Abele, è intollerabile poiché andrebbe ad intaccare il legame incestuoso di Caino con sua madre: l’unica soluzione al problema è l’uccisione del fratello. La violenza umana troverebbe il suo fondamento non in una società crudele verso l’individuo, ma sorgerebbe da una regressione allo stadio dello specchio, dalla dipendenza dal proprio narcisismo. Sulla base dello stadio dello specchio, Narciso ha cercato di far coincidere se stesso con l’immagine ideale che lo specchio inizialmente gli rimanda, mentre Caino ha visto in Abele un’immagine ideale che lui vorrebbe essere e non sarà mai. Abele è il rivale di Caino poiché incarna il suo ideale, un intruso che impedisce che il mondo sia a propria immagine.

Come si pone in questo contesto la figura del perverso? Con i propri atti egli non solo rifiuta la Legge della parola, ma la sfida, essendo essa ritenuta falsa ed ipocrita: l’unica Legge accettata è quella del proprio godimento. Nemmeno va ridotta la perversione ad atti e pratiche sessuali “fuori norma” poiché è la sessualità umana ad essere per sua natura perversa. Non si tratta di una spinta a trasgredire la Legge, poiché già in questo vi è il riconoscimento dell’importanza simbolica della Legge stessa. La prova di ciò è la mancanza di senso di colpa nel perverso, quello che è il senso del peccato nella religione cattolica. Qui non c’è più dialettica tra Legge e desiderio su cui si innesta l’iscrizione simbolica del tabù. Il vero perverso vuole solo la distruzionedi ogni tabù e Lacan si richiama a tal proposito all’azione libertina del marchese De Sade. La Legge del godimento è la vera Legge iscritta nella Natura, quella degli uomini è un’impostura, una falsità che il perverso vuole smascherare. Godere dell’innocenza infantile nel pedofilo significa per l’autore recuperare un godimento pieno e totale, non contaminato dalla presenza della Legge. Il fine ultimo sarebbe quello di ritornare alle origini liberando il godimento da ogni mancanza, da ogni limite. L’unica legge che conta è quella del godimento per il godimento, tutto è possibile, non ci sono limiti, sensi di colpa o rimorsi.

Con il suo testo Recalcati sembra auspicare una “rivalorizzazione dei tabù” come effetto della Legge provando a ripensarli in maniera critica e a riconoscerli nella società odierna.

Rosa Vitale

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